La disgrafia è un DSA, disturbo specifico d’apprendimento, che viene diagnosticato nelle ASL territoriali ma non trattato in maniera mirata. La legislazione in materia, Legge 170/210, prevede l’adozione per questi bambini di strumenti dispensativi come l’utilizzo del computer e di editor di testo che si sostituiscano alla scrittura manuale, senza però stilare un piano d’intervento di recupero.
Come si riconosce la disgrafia.
La disgrafia si manifesta nella difficoltà e nella fatica del gesto grafico, in assenza di deficit o patologie. Può essere di diverse tipologie, ma in ognuna è accompagnata da una scrittura lenta, spesso disordinata e molte volte quasi illegibile, non in linea con l’età anagrafica del bambino e da un calo dell’autostima personale. A livello fisiologico si manifestano rigidità generale, dolori all’arto superiore, spalle alte, rigidità al polso e dolori alla mano scrivente. Tutte le contrazioni muscolari sono strettamente correlate ad una postura e ad una presa dello strumento grafico non funzionale.

I genitori e gli insegnanti spesso osservano:
- scrivono numeri e lettere al contrario
- non ricordano la forma grafica di alcune lettere,
- dimenticano o posizionano male le “gambe” delle lettere corsive (es. m può essere scritta n, oppure la a diventa o),
- restano indietro durante i dettati,
- non riescono a finire i compiti in classe nel tempo dato,
- vengono penalizzati per la loro scrittura “indecifrabile”
- il momento dello studio è più difficoltoso a causa del disordine sui quaderni,
- fanno errori di calcolo a causa di un errato incolonnamento…
La disgrafia può presentarsi come difficoltà isolata ma anche in associazione ad altri DSA come dislessia e disortografia.
La disgrafia può essere prevenuta attraverso una adeguata didattica del gesto grafico che ponga le basi, sin dalla scuola dell’infanzia, dell’apprendimento della letto-scrittura. La preparazione al gesto grafico inoltre può essere rinforzata anche a casa con attività quotidiane di facile esecuzione.